Maschere contro la luce di Maria Rita Mutolo
Recensione di Giovanna Fileccia
Opera pittorica “Maschere contro la luce” di Maria Rita Mutolo
Recensione di Giovanna Fileccia
L’ombra affascina e la luce abbaglia: insieme si completano in uno scambio di sentimenti contrastanti. Maria Rita Mutolo ci offre una visione particolare della natività, ella sfida il nostro occhio, lo ferisce mettendo in risalto il rosso fuoco della maschera che sta alla destra del Gesù: una maschera che assorbe la luce fissandola sullo sfondo come a tenerla da parte e farla uscire al momento giusto perché anche la cattiveria possiede una parte di bontà. Non a caso anche l’interno della maschera di sinistra è colore rosso fuoco: sono entrambe facce di una medesima maschera? Sembra abbiano gli stessi contorni e, indubbiamente, rappresentano l’universalità dei sentimenti.
Le maschere ai lati del bambin Gesù sembrano urlare rabbia, sofferenza; cattiveria, rassegnazione; ma anche passione e dolore: tutti sentimenti che pur dando senso alla vita, ne riflettono il lato peggiore. Solo l’intervento della Luce potrebbe mitigare l’effetto deleterio delle due maschere: ed è in questa chiave che l’artista, Maria Rita Mutolo, ci fa partecipi del suo pensiero. Ella desidera che la Luce trionfi, e dipinge al centro della sua opera il grembo materno che contiene il bimbo protetto dalle mani della madre: la Luce che protegge è Luce da proteggere.
Rifletto che le maschere, nella loro staticità, evidenziano il desiderio di apparire diversi da come si è: ogni essere umano indossa una maschera a seconda del ruolo che ricopre, eppure dietro la maschera si nasconde il lato più intimo dell’individuo.
Maria Rita, al centro della sua opera “Maschere contro la luce”, rappresenta Gesù che ha sul viso un’espressione pensosa: Luce che, ad occhi aperti, osserva la parte intima. Eppure nell’opera sembra manchi il confronto, uno scambio costruttivo tra le due maschere e Gesù: ognuno dei tre soggetti è ben definito e non entra in contatto diretto con gli altri; ed è per questo motivo che l’opera mi lascia il seguente punto di domanda: potrà mai penetrare, la luce, nelle maschere? E come? Mi lascio trasportare e… immagino i capelli del Gesù come rami che si allungano, si diramano, fino a raggiungere le due maschere che si lasciano avviluppare dalla Luce. Luce che possiede il potere di trasformare il ghigno in un sorriso.
Giovanna Fileccia
Terrasini, 3\12\2014