Gustav Klimt, mostra ideata e organizzata da Graziella Bellone
a cura di G. Bellone
GUSTAV KLIMT
MOSTRA IDEATA E ORGANIZZATA DA GRAZIELLA BELLONE
SPONSORIZZATA DA UNIPOP ( UNIVERSITA’ POPOLARE PALERMO)
Quale artista più carismatico e raffinato delle Secessioni ma anche più rivoluzionario e indagatore dell’anima di Gustav Klimt?
Non c’è settore della pittura che egli non abbia contemplato dal ritratto al paesaggio, dall’atmosfera di un interno all’erotismo, con particolare predilezione per l’universo femminile: un intrigante repertorio di figure in sospeso tra sensualità e sacralità o rappresentazioni di una panteistica celebrazione dell’eros.
Ma al di là dell’inno alla bellezza e dell’esaltazione di un edonismo in una società ormai in decadenza, egli fu in grado di posare lo sguardo sulla crisi antropologica che investì poi tutta l’Europa e di sondare i misteri dell’inconscio, riuscendo a portare alla luce il “sogno” e il simbolico che pervade la nostra esperienza.
Molta produzione di Gustav Klimt, infatti, si è sviluppata parallelamente alle ricerche psicoanalitiche di Sigmund Freud nelle quali l’eros è visto come uno dei più potenti propulsori dell’esistenza umana, così come le sue immagini femminili riconducono agli archetipi dell’inconscio collettivo, soprattutto a quello della Grande Madre di Jung: da un lato donna emblema della maternità, dolcezza e protezione, dall’altra inquietante femme fatale, fiera e crudele.
Nelle opere, dalle ambigue raffigurazioni allegoriche, l’artista esamina e rielabora con un lirismo del tutto personale la duplicità e la contraddittorietà dell’essere umano, mediante un dipanarsi di immagini visionarie, enigmatiche o dionisiache che lasciano trasparire le angosce e le aspirazioni dell’uomo moderno. Possiamo dire che Gustav Klimt attua una palingenesi culturale e morale, un vero e proprio passaggio da una metodologia del razionale a quella dell’interiorità.
La rassegna qui presentata prende per mano il visitatore , conducendolo nell’universo del simbolismo klimtiano e alla riscoperta di questo genio provocatore, cosi estetico ed esoterico, apollineo e dionisiaco, a cui tanto dobbiamo nella storia dell’arte dell’Occidente contemporaneo.
Si tratta di un corpus di 12 opere in cui gli artisti coinvolti ciascuno con un’opera singola e con tecniche proprie, propongono una lettura e un’interpretazione personale dei misteriosi simboli e archetipi sottesi nelle opere di Gustav klimt.
Una serie di icone con forte componente estetica e cromatica realizzate su tele e tavole con modalità e materiali vari, tese ad esaltare la femminilità o l’enigma che essa impersona, l’amore carnale con forme erotizzate o corpi fluttuanti , un oggetto come traslazione di un mito , un ornamento o decoro come metafora dell’ archetipo femminile così ricorrente nella produzione klimtiana.
Il connubio tra simbolismo e realismo traspare dai dipinti esposti e li circonda di un’aura sensuale travolgente, anticonvenzionale, in un mix di antico e moderno ma sempre con una resa oggettiva elegante, sinuosa e particolare.
A volte lo stile predilige un messaggio codificato o un effetto quasi fotografico e realistico delle figure, anche con elaborazioni bidimensionali incrostate d’oro; ma in ogni caso si legge tra le righe l’intenzione degli artisti di rovesciare attraverso il simbolo uno stereotipo di pensiero: non è la cronologia che va soddisfatta , ma il senso del quale il simbolo ne è messaggero.
Viene offerto così allo spettatore un panorama fascinoso e originale, un’incursione nell’allegorie e nell’ onirico in un clima magico e sospeso attraverso la ricostruzione e rappresentazione del “mito “ klimtiano che non smette mai di attrarre.
Gli artisti e Klimt in particolare sanno “sognare” e farci sognare, sanno avvicinarsi all’ignoto svelando con l’opera d’arte quelle verità che solitamente il pensiero razionale non riesce a cogliere e trasmettere nella loro pienezza; come dice Freud l’artista “nelle conoscenze dello spirito sorpassa di gran lunga noi comuni mortali perché attinge a fonti che non sono state ancora aperte alla scienza”.
E questa mostra è indubbiamente un esempio dell’energia di ciascun pittore di sapere interpretare e riprodurre archetipi e realtà nascoste o rimosse attraverso figure ,colori, metafore, corpi astratti dai propri contesti, e della singolare capacità di potere vedere “oltre” e di far vedere “oltre”.
GRAZIELLA BELLONE