Valore Universale della Musica ed Emozione Estetica a cura di Antonio Osnato
ANTONIO OSNATO
VALORE UNIVERSALE DELLA MUSICA ED EMOZIONE ESTETICA
La musica è il luogo privilegiato dell’emozione, la forza d’arte che più di ogni altra riesce a suscitarla direttamente, prima di ogni mediazione linguistica, questa sua capacità risiede nel fatto che la sua forza espressiva, di per sé, possiede un carattere magico e fascinatorio che agisce direttamente sull’animo dell’ascoltatore.
Leopardi colse e descrisse perfettamente questo carattere in un passo dello Zibaldone, ove così afferma “Distinguete suono (…) e armonia. Il suono è la materia della musica, come i colori della pittura, i marmi della scultura. L’effetto naturale e generico della musica, in noi, non deriva dall’armonia, ma dal suono il quale ci elettrizza e scuoto al primo tocco, anche quando sia monotono. Questo è quello che ha di speciale sopra le altre arti, sebbene anche un colore bello e vivo ci fa effetto, ma molto minore”.
E’ sempre esistito un rapporto fra poesia e musica. Suono e parola hanno in comune il fascino e la potenza di espressione di qualcosa dominabile tramite la parola, il verso, il suono.
Il rapporto fra poesia e musica è fondamentale in Omero, negli aedi delle gesta eroiche e della poesia eroica nell’antica Grecia, ma anche nel teatro greco: all’epoca di Eschilo (VI sec. A.C.) assistere a una rappresentazione teatrale consisteva nel partecipare a un rito religioso. Gli avvenimenti che si raccontano sono patrimonio comune e la tragedia (come la poesia epica) deve essere austera e grave in quanto svolge la funzione di “poesia educatrice”, moralizzatrice.
La riflessione estetica nei musicisti dell’800 si soffermò molto sul valore della musica in quanto arte.
Secondo Mendelssohn, ciò che trasmette la musica è così compiuto da non necessitare di parole per essere spiegato in quanto il discorso razionale è ambiguo e indeterminato. In Schumann sono rintracciabili pensieri analoghi. H Heine descrive la musica come immagine di grande suggestione emotiva, rifiutando qualsiasi giudizio critico tecnico e teorico riguardante l’esperienza sonora, in quanto, secondo il suo giudizio, la musica è prodigio e rivelazione.
I suoni sono fenomeni fisici in grado di influenzare tutte le cose. Suoni di particolari frequenze possono rompere un vetro; mentre altri impercettibili possono essere utilizzati per dare ordini ad un cane.
Da recenti studi si è scoperto che persino la crescita delle piante può essere influenzata dal tipo di musica che si suona nelle vicinanze.
Se vogliamo rappresentare visivamente la propagazione del suono, pensiamo ai cerchi che si formano nell’acqua allorché gettiamo dentro un sasso. Quindi possiamo affermare che i suoni viaggiano nel nostro cervello.
L’elemento di continuità tra il mondo della civiltà ellenica e quella dell’occidente europeo è costituito principalmente dal sistema teorico greco che fu assorbito dai romani e da essi trasmesso al medioevo cristiano.
Il sistema diatonico, con le scale di sette suoni e gli intervalli di tono e semitono, che sono tuttora base del nostro linguaggio musicale e della nostra teoria, è l’erede e il continuatore del sistema musicale greco.
In Grecia, nel periodo arcaico, la concezione della musica è di tipo magico e incantatorio. Per i Greci, la magia era un estremo tentativo di controllare le forze naturali che si presentavano con violenza all’uomo primitivo. La forte presenza della componente sonora nella Grecia arcaica viene testimoniata dal fatto che quasi tutti i miti greci hanno una dimensione sonora.
Nella Grecia antica, la musica era assolutamente inseparabile dalla poesia. Nella poesia greca e in quella latina, la musica era governata dalla successione di sillabe lunghe e brevi (metrica quantitativa). Dalle alternanze fra tempi forti e deboli è nato il ritmo.
Antonio Osnato