Street Art in Sicilia di Mauro Filippi, Marco Mondino, Luisa Tuttolomondo
GUIDA AI LUOGHI E ALLE OPERE
Mauro Filippi – Marco Mondino – Luisa Tuttolomondo
E’ un invito alla scoperta. Un mondo artistico sempre sotto gli occhi di tutti, ma quasi mai osservato con una attenzione maggiore di quella che si riserva alle cose scontate di tutti i giorni.
Ed invece seguendo gli itinerari di questa preziosa guida si scopre un mondo sommerso, effimero, estemporaneo ma che con i consigli a guardare di Street Art in Sicilia si manifesta coinvolgente e significante di una cultura comune, popolare, critica e in ogni caso stimolante e tendente al bello.
L’arte urbana così presentata si manifesta ricca, feconda e perfettamente inserita nell’alveo di una cultura onnicomprensiva ed appare anzi come logica conseguenza dell’arte “classica”.
Il volume è il risultato di una lungo percorso di catalogazione che accoglie non solo le grandi realtà urbane ma anche quelle dei paesi della provincia (sono in tutto 30 città o paesi diversi).
Le schede complete di nome dell’autore, anno di realizzazione e della tecnica usata chiariscono non solo i sotterranei percorsi di maturazione dell’arte urbana, ma anche gli interventi degli artisti ripetutisi nel tempo mostrando per taluno fisici riscontri sulla stessa opera o nello stesso quartiere. Le peregrinazioni di questi artisti da una città all’altra li qualificano quasi come dei novelli clerici vagantes, alla stregua dei loro antenati rinascimentali.
La Sicilia dai mille colori, dai mille suoni, dai mille odori, dalle mille contraddizioni, si ritrova tutta nelle 256 pagine di Street Art in Sicilia edito da Dario Flaccovio editore.
L’attenzione meritoria di Mauro Filippi, Marco Mondino e Luisa Tuttolomondo, verso questo fenomeno da tutti guardato ma da pochi attenzionato, illumina i sogni di 250 artisti con matrici sociali, culturali, ed etniche diverse (basti pensare che rappresentano 26 differenti nazionalità).
Certamente il sogno di rigenerare il mondo dal basso, porta gli artisti a interventi talvolta placidi e composti in una purezza di linee quasi ottocentesche (ma anche in questo caso choccanti per l’acuto contrasto con la realtà circostante) e talvolta urlanti sdegno e rivolta civile più che per épater le bourgeois.
Le opere non sono fatte per meravigliare a buon mercato la gente, con disegni, personaggi, parole e scene al limite del paradosso o con soggetti anticonformistici e spregiudicati, per il gusto di stupire e scandalizzare. Le opere sono fatte per pensare, per riflettere, per stimolare, per reagire.
La Sicilia, che racchiude secoli e secoli di bellezza, negli ultimi anni ha accolto dapprima con insofferenza, poi con indifferenza e oggi con amore le opere di arte urbana. Inizialmente erano quasi solamente un grido di sdegno e una invocazione di aiuto per il degrado di certe realtà, sono poi diventate completamento delle realtà storiche e architettoniche ed oggi cominciano ad essere inserite nella pianificazione urbanistica delle città.
L’arte contemporanea ha ormai scoperto il valore e la fecondità della materia urbana.
Michelangelo affermava che già nella pietra c’era la scultura e lui si limitava a tirarla fuori assecondandone le macchie, le nervature, il colore.
Sulla stessa linea l’estetica contemporanea ha rivalutato la materia e il tessuto di base delle varie opere. Gli artisti della Street Art sono andati ancora oltre.
La Bellezza, la verità, l’invenzione, la creazione non stanno solo nel concetto di bellezza che i critici d’arte e i filosofi estetici ci hanno dato per i secoli passati ma sono parte di quanto materialmente si tocca, si sente, si odora, cioè di tutto quanto è materialmente percepibile, usurabile, sviluppabile e deperibile.
Nell’arte contemporanea la materia non è più solo il corpo dell’opera, ma anche il suo fine, l’oggetto del discorso estetico.
La pittura informale, poi, considera le macchie, le screpolature, i grumi, gli sgocciolii come parte sostanziale dell’opera. Si accetta, e si cerca, la forma informe nel concetto di bello.
Noi oggi passando da un’opera d’arte informale ad un’opera di Street Art non troviamo sostanziali differenze e apprezziamo con occhio nuovo il tessuto murario scrostato, il naturale sovrapporsi del pietrame, le macchie veramente casuali.
In questa scoperta del lavorio della materia scopriamo la Bellezza.
Per farci comprendere la bellezza di queste opere di Street Art è stato sufficiente schedarle e assembrarle.
Il libro, pur nella schematicità delle schede presentate da Rosaria di Rocco in una veste grafica agile e moderna, sviluppa dei nuovi percorsi artistici che si prestano anche a stimolare la fantasia organizzativa dei tour operator.
Si rivolge, altresì, ai viaggiatori individuali portandoli a respirare l’aria vera dei quartieri. Ho provato oggi, 24 maggio, a seguire il percorso suggerito dalla guida in due quartieri di Palermo e sono testimone della fondatezza delle indicazioni. Avrei gradito, soltanto, anche l’indicazione per la singola opera della via e del numero civico più vicino per un immediato rinvenimento. Aggiungo, a beneficio degli autori, che alcune delle opere fotografate registrano già riscritture o sovrapposizioni di materiale in plastica, quasi a completare o modificare l’opera. Ho, poi, incontrato molte opere nuove, non segnalate dalla guida.
Il che dimostra la deperibilità dell’effimero ma anche la sua potenza e ricchezza.
Alla luce di questa esperienza diretta non posso che citare quanto detto dagli autori nella finestra esplicativa “Riscritture e cancellazioni”: La street art è per sua natura un fenomeno fondato sull’apparizione e sulla sparizione e la logica dell’effimero è una delle caratteristiche essenziali.
L’apparato critico e fotografico del libro è, pertanto, essenziale per la memoria storica dei beni culturali della città.
Un grande plauso quindi a Mauro Filippi, architetto, fotografo e cofondatore di PUSH; a Luisa Tuttolomondo, sociologa e a Marco Mondino semiologo che tanto si sono spesi per questa guida.
Antonio Licata