Don Milani e Tullio De Mauro = Riflessione di Pippo La Barba
DON MILANI E TULLIO DE MAURO:
CAMBIARE LA SCUOLA PER RENDERE CONSAPEVOLI
Nell’ambito del festival “Una marina di libri” svoltosi all’orto botanico di Palermo e dedicato quest’anno al tema dell’educazione, in due conferenze è stato focalizzato il contributo di don Lorenzo Milani e di Tullio De Mauro a un percorso educativo nelle scuole, fondato sull’acquisizione di una padronanza linguistica quale fattore di crescita umana, sociale e culturale e su una reale interazione tra sapere e vita.
Tra i due, quali sono i punti in comune e quali le divergenze? fermo restando che l’obiettivo resta, per entrambi, quello di rendere fruibile per tutti l’accesso alla conoscenza. Un punto fondamentale è il linguaggio. Se si vuole arrivare a una autentica comprensione reciproca e a una reale percezione del mondo, è importante che l’uso del linguaggio sia esso stesso educazione alla comunicazione, in tutte le sue potenzialità. Per raggiungere lo scopo don Lorenzo Milani, che si definiva un non teorico della pedagogia, punta su un metodo empirico sperimentato sul campo. “Ogni parola che conoscete in più – diceva ai ragazzi di Barbiana – è un calcio in meno che riceverete nella vita”. Nella “Lettera a una professoressa”, vero manifesto del suo metodo di apprendimento, sperimenta largamente questa modalità compartecipativa, facendo parlare gli stessi ragazzi.
In tempi più recenti, il linguista Tullio De Mauro arriva all’analoga conclusione del superamento di una scuola nozionistica ed elitaria partendo da basi ideologiche, e puntando il dito sulla scuola di classe di gramsciana memoria. De Mauro, prima di essere nominato ministro della Pubblica Istruzione, fu anche tra gli ispiratori dell’unica e completa riforma scolastica, attuata in Italia:quella della scuola media inferiore. Riforma che ha dato i suoi frutti, anche se non è stata colpevolmente estesa alla scuola superiore. In attesa della riforma della secondaria di secondo grado, infatti, si è dato luogo a una serie di sperimentazioni a cui non ha fatto seguito una seria verifica dei risultati attesi e ottenuti.
Di fatto i presidi, divenuti manager, hanno dovuto adeguare le proprie competenze didattiche alla gestione di una serie di attività che, se da una parte hanno arricchito l’offerta formativa rendendola più appetibile, dall’altra hanno impoverito l’acquisizione di saperi ben strutturati.
La situazione della scuola oggi è molto lontana dai parametri indicati da Don Milani e Tullio De Mauro. Non è un caso che questi due insigni personaggi siano stati ferocemente attaccati dalla cultura accademica e, nel caso di Don Milani, anche dalla Chiesa, pure post mortem. E’ indubbio che la scuola pubblica oggi non garantisca un sapere di massa e che, in un mondo globalizzato, l’unica via percorribile, per non soccombere, resti quella di formare giovani eccellenze.
Le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica”, elaborate da Tullio De Mauro nel 1974, rappresentano, ancora oggi, una pietra miliare dell’obiettivo primario di qualificare una vera scuola di massa ponendola in sintonia con la realtà lavorativa.
Pippo La Barba