Escursione di mercoledì 30/03/2022 all’Arsenale della Real Marina
All’inizio del XVII secolo nella odierna Piazza Fonderia, venne costruito l’Arsenale di Palermo dal 24 gennaio 1621, giorno in cui fu posata la prima pietra, fino al 1630, su progetto dell’architetto palermitano e ingegnere del senato Mariano Smiriglio
La costruzione dell’arsenale di forma rettangolare, iniziata sotto il Viceré Francesco de Lemos duca di Castro per iniziativa di don Diego Pimentel (all’epoca Generale delle Galere di Sicilia), si protrasse per circa nove anni e terminò sotto il vicereame di Francisco Fernández de La Cueva duca di Alburquerque. La data di completamento è testimoniata anche dall’iscrizione in facciata che recita:“Philippi IV Hispan, utrisque Siciliae regis III, auspiciis augustis, navale armamentarium inchoatum, perfectum an. Salutis MDCXXX“ (“Con i felici auspici di Filippo IV di Spagna, III re delle Due Sicilie, l’incompiuto arsenale navale fu completato nell’anno della Redenzione 1630”).
La “Fabrica della Real Marina “, come la chiamarono i contemporanei, rappresentò le speranze e le aspirazioni di coloro i quali vedevano nella sua edificazione la possibilità di accrescere la produzione navale della città. Nel suo cantiere furono costruiti sciabecchi, galere, galeotte, lance, realizzate da maestranze provenienti per lo più da Napoli, Trapani e Messina.
La costruzione di unità da guerra della Real Marina continuò fino circa al 1770 quando, a causa dell’introduzione di tipologie navali più moderne, che non era possibile costruire nell’edificio, l’attività di costruzione navale si concentrò principalmente su naviglio mercantile: polacche, feluche, lance a remi, “sardare” e “alalongare” (barche per la pesca delle sardine e delle alalunghe).
L’edificio mantenne la sua funzione cantieristica fino al 1797, anno in cui fu costruita e varata l’ultima nave mercantile a remi (l’Archimede del mercante Sommariva).
Oltre alle attività di cantiere avevano luogo nell’arsenale anche alcune attività del Real Corpo d’Artiglieria per cui divenne la Real Fonderia della Cala. A questo scopo il decreto del 1815, che regola le assegnazioni del corpo, destina all’arsenale di Palermo un guarda-magazzino principale, un aiutante, due guarda-magazzini di 1ª classe, due di 2ª classe, un conduttore, un sotto-fonditore, un controllore di 2ª classe per la montatura d’armi, un revisore per la sala d’armi.
L’edificio, di pianta pressappoco quadrata, presenta una facciata a due piani sul prospetto principale mentre sugli altri tre lati ha il solo piano terreno. Questo è costituito da quattro ampi vani coperti da lunghe volte a botte disposti trasversalmente rispetto alla costa, che dovevano ospitare le navi in costruzione o da riparare, circondati ai lati e dietro da una serie di magazzini coperti da volte a crociera.
Le stanze al piano superiore, erano sede degli uffici e appartamenti dell’ammiragliato le cui finestre a edicola di gusto rinascimentale guardavano sul porto grande.
Di fronte all’edificio, in corrispondenza dei fornici maggiori, erano disposti quattro scivoli per il varo delle imbarcazioni (oggi non più visibili, ma i cui resti sono ancora sepolti sotto il manto stradale del piazzale antistante l’Arsenale).
Nei primi anni dell’Ottocento i locali al piano superiore dell’arsenale, vennero adibiti a luogo di detenzione per i condannati “al remo e alla catena”. Dopo l’unità d’Italia venne anche brevemente utilizzato come ufficio postale e caserma della Guardia di Finanza.
Nel 1943 i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale danneggiarono gravemente la parte posteriore lasciando tuttavia integra la facciata eccezion fatta per qualche elemento decorativo. Ma, da allora in poi, il degrado fu inesorabile fino a quando è divenuto proprietà della Regione Siciliana che, nei primi anni 2000, ne ha curato il restauro sotto la direzione della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo. Dal gennaio del 2013,l’Arsenale, destinato a diventare il primo Museo del Mare della Regione Siciliana, ospita attività della Soprintendenza del Mare, dell’Associazione “Amici della Soprintendenza” e dell’Associazione Culturale “Museo del Mare e della Navigazione Siciliana «Florio»”
Oggi l’Arsenale ospita la Mostra Il Mediterraneo” di Sebastiano Tusa palermitano (1952-2019) e figlio d’arte (il padre Vincenzo anch’egli archeologo di fama), fu un archeologo, politico e accademico italiano, soprintendente del Mare. Dall’ 11 aprile 2018 fino alla morte ricoprì la carica di assessore ai Beni culturali per la Regione Siciliana oltre al ruolo di professore di Paletnologia presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
La mostra é un viaggio che attraverso reperti, documentari e installazioni multimediali fa ripercorrere al visitatore la carriera dell’archeologo intensa segnata da passioni, intuizioni e risultati ottenuti dai numerosi scavi un po’ ovunque, tra Mediterraneo e Medio Oriente. A cominciare dalla Sicilia, soprattutto il territorio di Trapani, da Selinunte al sito di Mokarta, a Salemi, passando per le acque trapanesi, con scoperta del Satiro di Mazara del Vallo e la Nave di Marausa, l’arcipelago delle Egadi, cuore degli interessi archeologici di Tusa, con il relitto di Cala Minnola a Levanzo e la sensazionale scoperta dei rostri: i rinforzi di piombo con cui i Romani armarono la prua delle loro triremi e che nella battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241 a.C. consentirono di speronare e affondare la navi dei Cartaginesi.
Le foto sono state realizzate da Rita Grimaldi
L’articolo é di Diana Oretano