Marhanima
di Giovanna Fileccia
a cura di Pippo La Barba
Ma in cosa consiste il mistero? Difficile definirlo. Un rapporto indefinibile ma indubbiamente esistente. Un altro legame inscindibile è quello tra poesia e scultura. La poesia è l’espressione dell’animo, una esternazione che sgorga dal cuore ma pur sempre soggettiva. Le parole invece, quando si materializzano in oggetti, diventano patrimonio di tutti. In questo caso parole e sculture raccontano le stesse emozioni che nascono dalla percezione di un mondo che l’autrice sente come parte del proprio vissuto.
Nelle poesie di Giovanna si sente l’energia del mare, la si percepisce “fisicamente”, una energia che penetra le molecole, che non si esaurisce. E anche le poesie sculturate, composte con materiale che hanno a che fare con il mare, procurano la stessa intensa sensazione di una appartenenza a quel mondo. Non a caso “Marhanima” ospita i contributi del Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa, del Dirigente della Soprintendenza, Architetto Alessandra De Caro, e della Psicoterapeuta Caterina Vitale.
Un altro motivo che connota i versi e le produzioni di Giovanna Fileccia è il legame profondo che il mare ha con la vita dell’uomo, con i suoi bisogni primari. E’ dal mare che viene il sale, elemento essenziale dell’esistenza. Da qui la gratitudine. Le sue poesie sono un atto di fede nella vita e un atto di speranza nel futuro. Il mare apre sempre il cuore alla speranza, anche quando appare minaccioso, quando il vento spezza il ritmo dell’onda. Il mare minaccioso simboleggia la vita che si contrappone alla morte. Ma non è mai un’immagine statica, perché genera un perpetuo movimento che ti conduce in un viaggio senza tempo tra passato e futuro, tra rimpianto e desideri.
Questi versi riassumono bene tutta la poetica di Giovanna Fileccia:
“Il vibrare del mare
canto che mi travolge
e mi risucchia
dentro un utero colmo di vita e
rinasco Marhanima
partorita dal mare
che anima i sogni e i desideri”
Pippo La Barba