La mostra, a suo tempo sospesa per la pandemia Covid , è stata proposta a Palazzo Jung dal 29 nivembre al 7 dicembre 2021 (insieme alla mostra Il linguaggio espressivo del nudo).
INTRODUZIONE DI MAURI LUCCHESE
In queste due mostre d’arte contemporanea, organizzate dalla Università Popolare di Palermo, sul Linguaggio espressivo del nudo e sul Paesaggio di Sicilia in questa esclusiva location di Palazzo Jung vengono proposte queste interessanti opere, con lo scopo di incrementare un percorso individuale intrapreso da questi bravi artisti espressivamente incisivi, con una esauriente scelta di immagini sui temi trattati.
La pittura come documento immediato trionfa come testimonianza dell’artista sul modo di essere, di sentire, di concretare nel proprio tempo il senso del bello, la concezione di vivere al di là di ogni approfondimento critico, dove la figura resta la prova mai sufficientemente analizzata per rivivere i secoli e partecipare al cammino della civiltà.
In queste due mostre d’arte contemporanea intravedo, inoltre, un filo conduttore che segna le diverse correnti espressive moderne, utilizzate dagli artisti secondo il loro stile, e basata dalla loro conoscenza delle arti applicate.
In queste due mostre, ciascuna di esse qualitativamente di buon livello, riscontro un’abilità tecnica da parte degli artisti e un’eleganza compositiva di grande interesse a testimonianza dell’impegno profuso da essi, con l’intento di rendere importante questo evento, conferendo loro un aspetto non competitivo ma concentrandosi molto sugli effetti di vigoroso realismo e di grande forza espressiva, anche in qualche dipinto a carattere informale.
Il paesaggio di Sicilia e Il linguaggio espressivo del nudo sono due temi classici, che nel corso dei secoli sono ricomparsi in maniera quasi sempre graduale nel ciclo della storia dell’arte, documentati anche da innumerevoli opere considerate autentici capolavori di maestri famosi, come quelle ad esempio degli impressionisti francesi o come quelle del neorealismo italiano o ancora come quelle dell’avanguardia figurativa storica di metà Novecento.
In alcuni dipinti in esposizione qui, maggiormente quelli del Paesaggio di Sicilia, riscontro una precisa individuazione da parte degli artisti degli spazi scenografici da loro scelti per le loro opere, riprodotte con grande originalità e in alcuni casi con sfondi scenici che richiamano la pittura ottocentesca, arricchita da vivaci notazioni naturalistiche che pervadono le scene di un gustoso senso aneddotico.
La trattazione autonoma del paesaggio espressa da alcuni artisti rivede, inoltre, il possedimento di una formazione artistica di eccellente e raffinata qualità, dove l’estrosa eleganza dei particolari rende fresca la poesia del paesaggio, raggiungendo un originale e suggestivo equilibrio tra realtà spaziale ed una evocazione favolistica.
Per quanto riguarda invece i nudi intravedo qui una prodigiosa orchestrazione cromatica abbinata a volte ad una esuberante fantasia, che unisce una accuratezza dell’osservazione, che si esprime in una resa vigorosa della realtà preannunciando al fruitore una intensità e un naturale splendore che lasciano presagire, appunto, la prodigiosa orchestrazione cromatica voluta fortemente dall’artista.
Questi artisti che espongono qui oggi rappresentano, a mio avviso, una condizione di concepire l’arte pittorica dipingendo nudi di donne o paesaggi a volte con invenzioni complicate e sofisticate estremamente eleganti, percorrendo un istinto estetico e una versione a volte armoniosa, che ci introduce in un sentiero di tipo manieristico voluto a volte inconsciamente dall’artista, qui in esposizione, riprendendo una dimensione più corretta e commensurabile dettata dal suo stile e dalle sue capacità tecniche, in una situazione non del tutto estranea al suo modo di concepire l’arte.
Nudi un poco ambigui, snelli ed eleganti, in pose che contraddicono ogni iconografia religiosa, a volte diversamente interpretati, ponendo in evidenza la plasticità delle figure con il contrasto di tinte che contribuisce a esaltare il dominio della forma umana.
Nei paesaggi rilevo, invece, nelle tele di alcuni artisti delle affinità cromatiche del linguaggio pittorico ricco di sottili sfumature, ma anche con decise pennellate in cui posso intravedere un’attenta indagine compositiva da parte dell’autore ricca di particolari e che fa conferire alla tela un equilibrio perfetto.
Concludo nel dire che queste due mostre in esposizione questa sera a Palazzo Jung non sono altro che il frutto di una accurata funzione di stimolo all’espressione dell’essere soggettivo e che si ricollega concretamente nell’indagine conoscitiva da parte dell’artista con la cultura della storia contemporanea, con la crisi della cultura umanistica, con il momento drammatico che stiamo vivendo tutti noi nel pianeta a causa della pandemia, con l’enfasi del gesto nel sintetico stagliarsi delle forme e dei piani nella luce che suscita in tutti noi una inesauribile voglia di vivere l’arte, nella sua primitiva freschezza non inquinata da quelle preoccupazioni che il mondo di oggi purtroppo ci attanaglia.
Maurizio Lucchese