Escursione di mercoledì 09/02/2022 a Palazzo Sclafani
Palazzo Sclafani è uno degli edifici più antichi di Palermo ancora esistenti, un magnifico esempio di architettura medievale siciliana.
Sembra che l’edificio sia stato costruito a seguito di una scommessa che Matteo Sclafani avrebbe fatto con il cognato Manfredi Chiaramonte visitando il di lui sontuoso palazzo“Hosterium Magnum” (Lo Steri), che nel volgere di un solo anno avrebbe eretto un edificio altrettanto maestoso. Ci sono comunque dubbi sulla veridicità dell’affermazione dato che la maestosità della costruzione fa ritenere impossibile la sua costruzione in tempi così ristretti.
Il Palazzo
In origine, aveva la parte basamentale costituita da una robusta massa quadrangolare compatta, senza aperture: infatti gli ambienti del primo ordine ricevevano luce solo dal cortile interno. L’edificio, che si sviluppava su tre piani d’uso, era aperto alla luce solo negli ordini superiori dove era circondato da una serie di eleganti finestre “bifore” sovrastate da grandi arcate intrecciate tra di loro di chiara derivazione normanna, con tarsie bicrome. Le continue manomissioni e trasformazioni purtroppo hanno cancellato la vera immagine esterne del palazzo della quale rimane quasi intatto solo il prospetto che si affaccia sulla piazza “Della Vittoria” dove fa bella mostra di sé lo splendido portale gotico su cui, in corrispondenza dell’arco, si trova lo stemma di casa Sclafani (due gru che si affrontano), oltre a quelli della città di Palermo, della Sicilia e del Regno d’Aragona, opera dello scultore Bonaiuto Pisano
Alla morte di Matteo Sclafani, avvenuta nel 1354, la sua potente e ricca famiglia si estinse e il palazzo, nelle mani di una famiglia spagnola che non se ne prese cura, cadde in rovina. Ma durante il regno di Alfonso d’Aragona “il Magnanimo” nella prima metà del XV secolo il palazzo divenne l’ospedale “Grande e Nuovo” della città di Palermo che più tardi accorpò i ventidue ospedali “pichuli” e “malamenti sirvuti ” sparsi per la città e, intorno al 1440, dopo i necessari lavori di adattamento, fu adibito a nosocomio.
Nel 1852, quando “l’Ospedale Civico” fu trasferito nei locali della casa gesuitica di S. Francesco Saverio si decise di cambiare ancora una volta la destinazione d’uso dell’edificio trasformandolo in “gendarmeria”.
L’interno del palazzo è costituito da un arioso e ampio cortile dalla forma quadrangolare, racchiuso da un porticato in gran parte ricostruito, dove uno scalone laterale conduce al piano nobile che è costituito da un grande salone illuminato da grandi finestre.
Al tempo in cui l’edificio era ospedale, addossati ai muri perimetrali del cortile furono realizzati alcuni splendidi affreschi che ne decoravano le pareti:
- “Il Trionfo dalla Morte”, rimosso dal suo muro vacillante con una operazione delicatissima nel 1944, ed oggi esposto presso la Galleria di palazzo Abatellis, Esso raffigura la Morte armata di arco e frecce che cavalca uno scheletrico cavallo intento a travolgere nel suo tragico passaggio potenti e prelati mentre risparmia storpi e miserabili .
- Il “Giudizio Universale” di Antonello Di Crescenzio,
- e due altri grandi affreschi; raffigurazioni del Purgatorio e del Paradiso, che il grande pittore monrealese Pietro Novelli realizzò nel 1634. Alcuni frammenti recuperati sono esposti nella grande sala del primo piano che accoglie la biblioteca della caserma “Rosolino Pilo” che attualmente occupa il Palazzo.
Recenti rilevamenti e scavi archeologici eseguiti nel cortile del palazzo, hanno riportato alla luce interessanti vestigia delle antiche mura cittadine riferibili ad un’età precedente a quella normanna (epoca araba), ed inoltre è riemersa una piccola parte (l’angolo di un peristilio) di una “Domus” di età romana. Queste scoperte, particolarmente significative, aprono nuove prospettive di studio e rimandano ad una nuova chiave di lettura per quanto riguarda le origini del palazzo.
Le foto sono state realizzate dai soci intervenuti
L’articolo é di Diana Oretano