Profumo d’arance amare
di Salvatore Leto
Recensione di Pippo La Barba
UN “SOGNO” REALE
Salvatore Leto nel romanzo “Profumo d’arance amare” coniuga mirabilmente sogno e realtà dandoci uno spaccato veritiero di una Sicilia tradizionalista ma proiettata verso un futuro diverso
Il sogno può evocare un incubo, ma anche un auspicio, una vita irrealizzata e fortemente desiderata.
Non so se Leto abbia utilizzato volutamente l’espediente narrativo del sogno o se nel forgiare i personaggi abbia attinto al proprio vissuto.
In ogni caso è chiaro che ogni narrazione rispecchia inevitabilmente l’idea dell’autore, e in questo caso una buona dose di idealismo.
Nel libro c’è secondo me tutta la Sicilia, con le sue incrostazioni ma anche con gli aneliti insopprimibili verso il cambiamento.
A pagina 9 il vecchio prete Padre Fedele dice al giovane sostituto Padre Serafino: “Dalle sofferenze del subire e dell’obbedire, abbiamo imparato a prendere quello che ci serviva, abbiamo assorbito la fierezza, la libertà, la cultura di ogni dominazione, abbiamo lottato contro e dentro noi stessi, per essere o per sentirci migliori”.
In queste frasi è racchiusa la “verità” di Salvatore Leto.
Pippo La Barba