SANDRA GUDDO: “CICIRI”, RACCONTI CHE ESALTANO LA SICILIA
Grande prova di maturità della scrittrice Sandra Vita Guddo, che con “Ciciri, racconti di terra di Sicilia”, Edizioni Del Riccio, trae un filo comune da quattordici racconti molto variegati e ambientati in epoche diverse
Sandra Guddo è alla sua seconda pubblicazione di racconti, dopo “Tacco 12. Storie di ragazze di periferia”.
La prima raccolta raggruppava storie monotematiche di ragazze disadattate e il tema dell’emarginazione ne costituiva il trait d’union. In “Ciciri” l’operazione è più complessa, perché i racconti non sono monotematici, e neanche sempre coevi. Quindi c’è uno sforzo dell’autrice di ricondurli a un tema unificante, che è la Sicilia. Come sottolinea Antonio Licata nella prefazione: “Alla fine del libro il lettore, racconto dopo racconto, potrà avere l’impressione di avere ascoltato una sinfonia capace di soddisfare mente e cuore”.
In effetti in tutti i racconti si può leggere in filigrana la storia della Sicilia, soprattutto la storia minore, non nel senso di una demolizione tout court della storia ufficiale, ma di un approfondimento della storiografia locale, su cui molte volte si sorvola non facendola confluire nel quadro generale.
Un’altra peculiarità dell’opera è la sapiente costruzione di storie di fantasia (qualcuna reale, a detta dell’autrice), che sono comunque verosimili e ben contestualizzate nei periodi storici di riferimento. La tecnica narrativa adoperata dalla Guddo serve ad alleggerire le vicende storiche focalizzandone i risvolti umani. Nel primo racconto, “Ciciri”, che da il nome a tutta la raccolta, si descrive un amore struggente ai tempi dei Vespri Siciliani tra un soldato francese e una giovane fanciulla sicula. L’autrice evidenzia, al di là del conflitto, l’amore di questo ragazzo per la Sicilia. Gli piaceva particolarmente “u pitirri”, un piatto a base di farina di ceci.
Notevole in tutti i racconti è lo scavo psicologico dei personaggi, come pure la padronanza e varietà del linguaggio. Ben articolati i diversi registri narrativi: si va dal dramma patriottico de “la rivolta della Gancia” e dalla spietata spoliazione dei beni demaniali operata con l’appoggio della delinquenza dai “Kutrara”, alla surreale sottrazione dei vestiti e di tutto l’armamentario a un cadavere in “Rosolino”.
Le frasi dialettali utilizzate da Sandra Guddo sono scritte nei caratteri originari della lingua siciliana, che si discostano da quelli comunemente usati. In realtà sono frutto di una accurata ricerca linguistica, che denota il rigore filologico dell’autrice.
Pippo La Barba