SANDRA VITA GUDDO – Commento critico a L’EDITTO DELLA DIASPORA

Sette giorni per la libertà

VITO LO SCRUDATO

ROBERTA LO SCRUDATO

Che cos’ è un romanzo storico, come si riconosce e come si individua tra i tanti generi letterari?

Spesso e volentieri le cover di alcuni libri annunciano al lettore di trovarsi in presenza di un romanzo storico. E di solito diffido perché ormai, spesso e sempre di più, romanzetti che magari trattano di storie di grandi famiglie siciliane si definiscono di genere storico e invece sono soltanto specchietto per le allodole, dove accanto a love story, più o meno languide, sono narrati fatti senza la sufficiente documentazione storica, farciti, invece, di luoghi comuni e di retorica.

Il nuovo romanzo di Vito Lo Scrudato “L’Editto della Diaspora”, Navarra Editore2022, pur essendo definito semplicemente romanzo è, a mio avviso, un romanzo storico.

Ho affrontato tale argomento con lo stesso scrittore, il quale è propenso a credere che “presumibilmente, l’editore abbia preferito scrivere sulla cover soltanto romanzo per allargare il target dei suoi lettori”.

Sarà così?

Un fatto comunque è assodato che il romanzo di Vito Lo Scrudato è di genere storico e ciò costituisce, a mio parere, un valore aggiunto in quanto presuppone una ricerca attenta e scrupolosa delle fonti e dei documenti che avvalorano la narrazione.

Una narrazione centrata sull’Editto di espulsione degli ebrei da tutto il regno dei cattolicissimi sovrani spagnoli Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia del 1492 che prevedeva l’allontanamento forzato delle comunità judee,” considerate proprietà esclusiva della Corona Imperiale”.

Ciò valeva anche per la Sicilia, dove numerosi e floridi insediamenti di ebrei avevano, nel corso dei secoli, abitato e prosperato in spirito di tolleranza con le popolazioni locali ma che, dopo l’editto applicato in tutto il regno, erano stati obbligati a lasciare ogni bene e possedimento per imbarcarsi da Messina verso destinazioni extra territoriali per ricominciare una nuova vita. Tranne che l’ebreo abiurasse la sua religione per abbracciare il cristianesimo; in tal caso veniva appellato “marrano” con accezione dispregiativa. Ma solo in pochi si convertirono a Cammarata, come nel resto della Sicilia, preferendo partire anziché piegarsi al credo cristiano.

Ciò costituisce la premessa per rappresentare la convivenza più o meno pacifica tra cristiani e giudei i cui contatti si limitavano a scambi di carattere commerciale ed economico.
Per il resto, le comunità si ignoravano reciprocamente, ma non sempre!

Può accadere, infatti, che un giovane e baldanzoso nobile cristiano si innamori di un’avvenente fanciulla judea, dai capelli rossi e dalla pelle bianchissima. É ciò che succede nel romanzo storico di Vito Lo Scrudato tra Ester e Joan.

Si tratta di pura finzione letteraria che non sta né in cielo né in terra oppure tutto ciò è credibile?

È noto a tutti che in quell’epoca i matrimoni venivano combinati dalle famiglie in base ad interessi economici e politici del tempo tanto che c’erano figure “professionali”, i cosiddetti sensali di matrimoni, che organizzavano e tessevano tali accordi tra famiglie consenzienti.

Questo non è il caso di Ester e Joan che sono vinti da quella forza misteriosa chiamata Amore! E, come afferma Albert Einstein nella lettera alla figlia Lieserl, l’Amore è quella forza misteriosa in grado di muovere l’universo sfuggendo a qualsiasi regola o calcolo matematico.

La scommessa letteraria”, di cui parla l’autore, è così vinta!

Ma tornando alla specificità del romanzo storico, “L’Editto della diaspora” rientra a pieno titolo in tale genere, non soltanto perché si basa su fatti storici realmente accaduti e con personaggi realmente esistiti come i citati sovrani spagnoli, il viceré siciliano , il signore di Cammarata: il dispotico Conte Antonio Abatellis, il notaro Blasco Giambruno e l’arciprete Don Nicola Lo Scrudato, ma anche perché c’è una perfetta ricostruzione ambientale.

E come afferma il professore Michelangelo Ingrassia, docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli studi di Palermo, un romanzo non può essere definito storico se non è provvisto di una seria ricostruzione degli ambienti, dei luoghi, degli usi e costumi del periodo a cui si riferisce.

Nel libro di Vito Lo Scrudato sono presenti tutti questi elementi sia nella descrizione dei riti ebraici e delle loro usanze, sia delle strade e delle vanelle di Cammarata, o degli abiti indossati dai vari personaggi come la sontuosa veste della moglie del Conte Abattelis. Anche il cibo e le vivande vengono sapientemente descritte o le vie impervie attraverso boschi, valloni e sentieri scoscesi, attraversati dall’impavido Joan e il suo fedele amico Niccolò Lo Muzzo, per giungere da Cammarata a Palermo fino alla corte del Viceré Fernando De Acuna per chiedere giustizia in favore dagli Ebrei rinchiusi nella sinagoga per sette giorni fino alla loro liberazione, grazie al coraggioso intervento del cavaliere cristiano.

Un’ultima precisazione va fatta e riguarda la figura della giovanissima Ester, fragile e sempre pronta alle lacrime.

Tuttavia, nel suo personaggio, mirabilmente descritto dalla coautrice Roberta Lo Scrudato, è possibile rinvenire una forza titanica che la sosterrà nel compimento di azioni coraggiose che la porteranno infine al passaggio definitivo verso la maturità. Questo processo interiore si potrebbe racchiudere in una sola sequenza riflessiva elaborata dalla stessa Ester. “Mi sentivo donna. Mi sentivo forte, bella, invincibile. Avevo tutto quello che mi serviva per superare quel momento oscuro. Avevo la chiave di tutti i miei problemi. Quella chiave ero io.”

SANDRA VITA GUDDO

Marzo 2023