SANDRA VITA GUDDO – Commento critico a “Occhi per taliàri”

Dal pensiero debole al pensiero svenuto

Abbecedario del politicamente scorretto.

Di VITO LO SCRUDATO

Occhi per taliàri “è il titolo che l’autore Vito Lo Scrudato ha ideato per la sua opera, insieme ad una cover, opera di Gaetano Porcasi, che è già tutto un programma che apre prospettive per nulla scontate, anzi, provocatorie, controcorrente e politicamente scorrette!

Un colpo di genio che non può non incuriosire anche il lettore più distratto per immergerlo infine nella realtà siciliana, ma con una valenza universale, introdotta dal verbo “taliàri”,

Ed ecco il genio creativo dello scrittore Vito Lo Scrudato!

Un’arguzia, una finezza carica di amara ironia: ‘che forse gli occhi non servono per guardare? La vista, insieme agli altri sensi non è indispensabile per orientarsi nella realtà quotidiana! Dunque, dov’è la novità o meglio dove sta il trucco?

La novità o se volete il trucco sta nel suo esatto contrario! Infatti, non sempre gli occhi sono fatti per taliàri ma a volte, anzi troppo spesso, gli occhi sono più utili se non guardano, se conviene girare la testa dall’altra parte proprio per non vedere, per non essere testimoni di fatti e persone che potrebbero coinvolgerci in affari pericolosi per la nostra stessa esistenza ed in nome del quieto vivere.

In questo Leonardo Sciascia è stato chiaro e non esita ad accusare le donne e le madri siciliane di impartire ai propri figli un’educazione basata sul principio dell’ignavia che Dante Alighieri aveva condannato energicamente confinando gli ignavi nell’antinferno.

“Fatti i fatti tuoi se vuoi campare assai!” Questa frase emblema di subcultura la ritroviamo pari pari nella pantomima delle tre scimmiette di cui una non sente, l’altra non vede e l’ultima non parla! La strada tutta in discesa (o in salita se volete) è tracciata e l’omertà, insieme all’ignavia, la percorrono senza sensi di colpa.

Già Don Abbondio, nei Promessi Sposi, essendo consapevole di essere un uomo dal pensiero debole, di essere come un vaso di terracotta che viaggia insieme a tanti vasi di ferro, sceglie di stare dalla parte del più forte anche se ciò è totalmente contrario al suo mandato religioso di prete al servizio della comunità tutta, ma “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” e quindi non esistono alternative che sottostare al pensiero debole o, se volete, al politicamente corretto.

Non è per caso che il sottotitolo del libro “Occhi per taliàri” sia proprio “dal pensiero debole al pensiero svenuto, abbecedario del politicamente scorretto”

Ecco perché il coraggio di cui parla Vito Lo Scrudato è fondamentale per “taliàre” la realtà circostante con occhio critico per comprenderla e tentare almeno di cambiarla in quegli aspetti parziali o totali che la inficiano e la rendono insopportabile e inconciliabile con la convivenza civile I

Quel coraggio che, a nostro parere, trova la massima espressione nel grido dei popolani che si ribellarono all’odioso domino straniero degli Angioni e al grido “Animus Tuus Dominus” li scacciarono dall’isola.

Quel coraggio, e ne occorrono “quintalate”, per ribellarsi e per denunciare tutto ciò che è contro la libertà individuale o di un intero popolo che viene oppresso in modo manifesto e violento come nel caso di una guerra di aggressione e invasione. Ma può anche accadere, come in effetti avviene in molti paesi che vivono in pace, che il pensiero debole sia alimentato in modo strisciante e insidioso, dal potere occulto che, servendosi “ di portaborse di chi comanda, furbetti, blablabla, violenti nell’erigere steccati e costruire forche, ammaestrati come scimmie da circo (…) compiaciuti e sorridenti di essere nella squadra vincente (…) menestrelli alla corte di chi comanda”, condizioni la volontà dei popoli, ottenendo infine l’indebolimento delle coscienze non più vigili né tanto meno critiche ma ridotte a gregge.

Infine, contro l’emigrazione forzata di tanti giovani, Vito Lo Scrudato si appella al loro coraggio affinché restino nell’isola, nelle proprie città e paesi come luogo naturale per costruire il proprio avvenire, anche a costo di enormi sacrifici.

Insomma, per dirla con il nostro autore, per l’uomo di oggi che appare senza futuro non resta che tentare di svegliarsi per transitare dal pensiero debole al pensiero svenuto che, ridestandosi dal suo torpore, alimenti lo spirito critico non allineato e conformista ma dissonante e divergente dal pensiero dominante.

Per alimentare la sua colta dissertazione, talvolta divertita e irriverente, Vito Lo Scrudato annovera, secondo il metodo dell’abbecedario del politicamente scorretto, tanti aneddoti, rimembranze, testimonianze considerazioni e divagazioni utilizzando sempre un linguaggio fluido e gradevole, a tratti pungente e sagace ma sempre brillante, attraverso una narrazione sobria ma efficace e uno stile incisivo ed appassionato.

Un registro linguistico che trova il suo codice nella lingua italiana senza tradire la sua vocazione per la lingua madre: il siciliano di cui riporta anche alcune espressioni tipiche del suo paese Cammarata sui monti Sicani e al cui fascino, almeno per l’autore, è impossibile sfuggire!

Sandra Guddo

Febbraio 2023