Escursione di mercoledì 18/5/2022
alla Villa Malfitano
La Villa si estende su circa 8 ettari nel piano di Palermo detto “Malfitano”, da qui la sua denominazione, ed è costituita da una palazzina e da un parco. La sua costruzione in stile neoclassico sul modello della Villa Favard di Firenze, risale al periodo che va dal 1885 al 1889 e fu commissionata all’architetto Ignazio Greco, da Giuseppe Whitaker.
Questi era un imprenditore appartenente alla famiglia Whitaker, Il padre Joseph Whitaker senior si era trasferito in Sicilia per aiutare lo zio materno Benjamin Ingham nelle sue imprese che fecero la loro fortuna con il “Marsala” che venne da loro inventato, prodotto ed esportato e con una flotta di velieri che dalla Sicilia raggiungeva l’America del Nord e l’Estremo Oriente.
Joseph Spadafora Whitaker junior ereditò vasti terreni agricoli dedicati ad uva e l’impero bancario del suo prozio Ingham. Il secondo cognome infatti, Spadafora, gli proveniva dalla prozia, duchessa Alessandra Spadafora di Santa Rosalia, moglie di Benjamin Ingham senior.
Joseph Whitaker convolò a nozze con Tina Scalia di origini siciliane ma nata a Londra nel 1858 durante l’esilio per motivi politici del padre, il generale siciliano Alfonso Scalia. Ella rinunciò ad una promettente carriera da soprano, per preferire il matrimonio con Joseph Isaac Whitaker, detto Pip.
La nuova coppia appena formatasi si stabilì a Marsala per un breve periodo e nel 1849 si trasferì alla Villa Malfitano che Joseph fece costruire a Palermo.
La villa è in stile neoclassico cinquecentesco, con colonne doriche formanti una loggia e l’entrata avviene attraverso un’imponente cancellata in ferro battuto.
Si sviluppa su tre livelli fuori terra ed un piano seminterrato; questo ospitava gli alloggi del personale maschile e le cucine, il piano rialzato veniva usato come zona giorno e di rappresentanza, il primo piano ospitava le stanze private dei proprietari dove l’accesso era limitato e il secondo ospitava gli alloggi del personale femminile.
L’arredamento della villa venne acquistato in Inghilterra da dove i coniugi importarono l’abitudine di allestire dei ricevimenti all’aperto, sotto grandi tende, offrendo agli ospiti ogni genere di prelibatezze. In questi anni, l’età della Belle Époque, la casa è stata la sede di sontuose feste organizzate dall’aristocrazia italiana e britannica. Tina Whitaker conosceva Richard Wagner, Benito Mussolini, Edoardo VIII, l’Imperatrice Eugenia e la Regina Mary. I Whitaker diffusero la passione per il tennis, l’equitazione e la vela; contribuirono all’edificazione della chiesa anglicana della città. La loro era una vita intensa, fatta di mondanità ma anche di lavoro e di opere di beneficenza.
Alla fine del porticato si accede attraverso un vestibolo ad un lungo corridoio magnificamente decorato e così ricco di oggetti d’arte da far sembrare l’ambiente un museo. raccolti dal proprietario durante i suoi numerosi viaggi come mobili, cineserie, specchiere, quadri, coralli, avori, porcellane del‘600 e ‘700 e arazzi fiamminghi del XVI secolo, i lampadari in vetro di Murano, i tappeti orientali, le vetrine con preziose collezioni di porcellane, una coppia di elefanti in smalto cloisonné che il Whitaker acquistò nel 1887 ad un’asta di Chistie’s, assieme a preziosi dipinti alcuni dei quali di Lo Iacono. Tra le sculture ne campeggiano due in ferro battuto che rappresentano i quattro elementi cielo, terra, acqua, fuoco attraverso un ibis che cavalca una tartaruga e che tiene in bocca un serpente e una lanterna accesa., E ancora il fumoir, locale dedicato ai fumatori, la bella stanza da biliardo e il salone della musica dove si trovano un ciclo di arazzi di provenienza Fiamminga del 500 raffiguranti scene dell’Eneide e Carlo V come dio del mare.
Tutto è rimasto come ai tempi dei Whitaker
In uno dei saloni, che si aprono sul corridoio magnificamente affrescati anche nei soffitti, fanno bella mostra i salotti in stile Luigi XV e XVI e un clavicembalo del tardo 700 franco-fiammingo, restaurato anche nella parte pittorica, che in alcune occasioni viene, ancora oggi, suonato.
Poi la magnifica stanza da pranzo con i mobili realizzati dalle officine Ducrot, interamente intagliati nel legno, dal tavolo al soffitto che è opera di Salvatore Valenti. Le sedie del tavolo hanno una originalità ancora sconosciuta allora in Italia e cioè le rotelle ai piedi anteriori delle sedie per permettere lo scorrimento agevolato delle stesse sui grandi tappeti che ricoprono quasi interamente i pavimenti,
Al primo piano si accede attraverso un imponente scalone, coperto da un lucernario con vetri istoriati e con una magnifica ringhiera in ferro battuto alla cui base si erge un leoncino con lo stemma dei Whitaker scolpito da Mario Rutelli. I muri della parte superiore della scala sono letteralmente ricoperti da tre arazzi fiamminghi dove sono raffigurate scene dell’Eneide
Dalla scala si accede ad un lungo corridoio omologo a quello del piano inferiore dal quale si accede alla varie stanze privati dei proprietari dove sembra che l’accesso sia stato sempre limitato esclusivamente ai familiari. Gli ospiti venivano accolti in locali diversi anche presi in affitto ma mai nelle stanze privati dei Whitaker. Suggestivo è qui il salone d’inverno particolarmente illuminato da un lucernario in vetro dove al centro fa bella mostra di sé una slitta russa tardo settecentesca donata dalla zarina di Russia quando soggiornò in Sicilia.
Un particolare della vita dei Whitaker racconta come i due coniugi dormissero in camere da letto separate per volere della mamma di Giuseppe, donna Sofia, per limitare, a suo dire, il numero dei concepimenti del figlio, stanca per avere partorito ella stessa 12 figli (Giuseppe era l’ottavo). I due coniugi sembra che abbiano comunque aggirato l’ostacolo “suocera” aprendo un passaggio di comunicazione fra le due camere rappresentato da un’anta dell’armadio.
Tra le sale va senz’altro segnalata “la sala d’estate” affrescata la tecnica del trompe-l’oeil, da Ettore De Maria Bergler. Si tratta di un piccolo edificio poco distante dalla residenza principale decorata con piante e fiori in stile realistico, tanto da sembrare un prolungamento del giardino grazie anche alla presenza di finte balaustre e finti pergolati che si attorcigliano piante e rampicanti che ricoprono tutte le pareti della stanza.
La villa e gli oggetti d’arte sono magnificamente conservati grazie alla Fondazione Whitaker voluta dagli eredi, soprattutto dalla figlia Delia. La Fondazione é presente sul territorio dal 1975 e comprende anche l’isola di Mozia acquistata da Giuseppe perché era uno dei più importanti centri punici della Sicilia, essendo lui appassionato ornitologo e archeologo,
Il giardino è stato progettato da Emilio Kunzmann e si estende per circa 7 ettari. Presenta due tipi di giardino quello all’inglese con forme asimmetriche e dalla parte opposta il giardino all’italiana caratterizzato da spazi disposti geometricamente e in maniera simmetrica intorno alla villa.
All’interno si trovano piante rare provenienti da tutto il mondo fra i quali meritevoli di menzione sono: il Ficus macrophylla subsp. columnaris sotto il quale Delia chiese che facessero sostare per alcuni minuti il feretro durante il suo funerale , e la Yucca australis. Della Jubaea chilensis rimane oggi solo il tronco.
Fra le curiosità, nel giardino si trova la lapide dedicata al giardiniere e quella per il cane dei Whitaker, Tuffy-Too il cui dipinto della pittrice giapponese Kiyohara Otama si trova esposto in uno dei saloni della villa.
Attualmente Villa Malfitano é sede di esposizione di Cracking Art, uno dei fenomeni d’arte contemporanea più conosciuti al mondo, con la mostra Stories. Sono oltre 40 le maxi sculture in plastica “sostenibile”:
– Un gruppo di rondini giganti all’ingresso di Villa Malfitano, fa riferimento alla corposa collezione di oltre 12.000 uccelli
– Un grande elefante poggia il capo sull’edificio in una posizione che é insieme di sostegno e di ascolto e simboleggia l’importanza del mantenimento della memoria storica del luogo.
– Un gruppo di pinguini cerca la protezione delle foglie e dell’ombra dalla calura circostante sono un chiaro n riferimento ai cambiamenti climatici.
– I gatti con la loro presenza rappresentano la costante ambiguità della vita selvatica che si è fatta domestica per vivere a contatto con l’uomo ma mantiene con orgoglio quella libertà e quella distanza che ci fa capire come la natura non sia mai completamente addomesticabile
– La chiocciola con la sua scia rigenerante rappresenta la ricerca dell’equilibrio con l’ambiente circostante.
– Un gruppo di tartarughe marine rappresenta la cultura del mediterraneo.
– Un gruppo di conigli colorati ci riporta alla favola di Alice affinché sia da stimolo alla creazione delle proprie storie fantastiche e spensierate.
Le foto sono state realizzate da Rita Grimaldi e Joe Pirrotta
L’articolo é di Diana Oretano