Escursione di mercoledì 23/02/2022 alla Real Casina Cinese
La Casina Cinese è frutto della passione per l’Orientalismo che contagiò re Borbone Ferdinando IV, e soprattutto la regina Maria Carolina, arrivati a Palermo in fuga da Napoli nel 1798. L’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia costruì la casina in muratura, mantenendo lo stile di un preesistente edificio in legno (la Villa delle Campanelle dei Lombardo baroni della Scala ), con pagode, scale a lumaca e decori orientali, acquistato dal barone Benedetto Lombardo, insieme a terreni confinanti ed ad alcuni locali.
La palazzina é formata da un corpo centrale che termina in alto con un tetto a pagoda detto Specola o Stanza dei Venti, sorretto da un tamburo ottagonale.
La costruzione si eleva su cinque livelli e presenta curiosi elementi: i campanelli della grata di ingresso, le travi in legno intagliato delle terrazze e gli smerli.
Nel seminterrato si trovavano il meccanismo e la tavola matematica, la sala delle rovine, la sala da ballo in stile Luigi XVI e la sala da bagno dove i reali facevano il bagno (cosa insolita per quel periodo, i due ambienti erano adiacenti: probabilmente ai reali piaceva fare il bagno ascoltando la musica).e in cui Re Ferdinando fece aprire una porticina che dava direttamente sul giardino
Sempre nel seminterrato si trova un piccolo ambiente, utilizzato come sala buffet, denominato la Sala delle Codine detta anche Sala della musica decorata in modo particolare. Ancora oggi, osservandola, si ha l’impressione che gli ambienti siano ammuffiti e danneggiati sembra invece che siano stati realizzati intenzionalmente in questo modo.
Al piano terreno si trovavano porticati ad arco ogivali e nei due fianchi sono evidenti torrette con scale elicoidali a giorno, dette a Rivoluzione opera costruita dal capomastro Giuseppe Patricolo, ma progettata verosimilmente dal figlio di Marvuglia, Alessandro Emmanuele. Sembra che vi si trovassero gli alloggi per i cavalieri e le dame di compagnia, e i mezzanini (piccoli ambienti) per il personale di servizio.
Nel primo piano, o piano rialzato, a cui si può accedere anche attraverso una delle scale esterne a “rivoluzione” si trovano le stanze del Re, formate da stanze private come la camera da letto del Re il cui tetto fu affrescato dal Velasco o Velasquez: sono ancora visibili il letto a baldacchino che sembra fosse dotato di ruote con cui il re si faceva trasportare in giardino nei periodi di malattia, la sala da pranzo, la sala da gioco e subito dopo l’ingresso è ubicata la Sala delle udienze o di rappresentanza in stile cinese con pannelli in stoffa dipinti anche dal Riolo : qui il Re incontrava gli aristocratici o esponenti politici provenienti da ogni parte del mondo. Probabilmente, per mettere quest’ultimi a proprio agio, nelle pareti della stanza c’erano delle scritte in diverse lingue, una specie di messaggio accogliente. Nel tetto scene di vita quotidiana con personaggi cinesi.
A proposito della stanza da pranzo di dimensione ridotta, al suo interno si trova una ingegnosa “invenzione”: la “tavola matematica“ . Nel progetto della Palazzina o Casina Cinese, diversamente da come si usava in quel periodo, la cucina fu separata dall’edificio residenziale per evitare gli odori e la presenza dei camerieri che servivano al tavolo.
Per questo motivo fu costruita una tavola di legno rotonda già apparecchiata e le pietanze venivano fatte salire al piano grazie ad un meccanismo ligneo dotato di fune, pulegge e carrucole. Questa “table muovant” era stata inventata da Loriot e fatta installare da Luigi XV nel Petit Trianon (situato nei giardini della reggia diVersailles).
La tavola matematica, in un periodo in cui i banchetti di corte erano affollati e strepitanti, garantiva al Re la tranquillità e la voglia di condividere il cibo con pochi intimi. Un solo servitore molto fidato era ammesso alla sala da pranzo
La tavola progettata dall’architetto Marvuglia, aveva quattro fori circolari per consentire alle varie portate di arrivare direttamente sulla tavola.
Una volta ultimata la “portata”, i piatti ridiscendevano direttamente in cucina senza l’intervento del cameriere. Per comunicare con la servitù si utilizzavano dei campanelli e dei nastri colorati che erano associati a determinate pietanze. Dai primi anni dell’ 800 anche alcuni aristocratici iniziarono a considerare il convivio come un momento intimo.
Nel secondo piano si trovavano le stanze più belle. Erano le Stanze della Regina Maria Carolina. Procedendo da una stanza all’altra si nota la diversità di stile delle stanze. Nella Stanza alla turca si trova il salotto turco, con alcuni divani triangolari ai lati e tipiche sono le decorazioni che hanno come soggetto il sole e le mezze lune stilizzate. La stanza successiva è la Sala Ercolana, in stile impero.
La Camera da letto della regina, invece è in stile neoclassico. La caratteristica di questa stanza è il bagno o Gabinetto delle pietre dure: formato da un intarsio realizzato con pietre dure, marmo e paste vitree.
Infine nell’ultimo livello, cui si accede sempre dalle scale elicoidali, troviamo la stanza dei venti, originariamente destinato ad osservatorio. Si tratta di una grande terrazza di forma ottagonale coperta a pagoda con soffitto decorato dal Silvestri.
Sul retro della palazzina Cinese si trova un bellissimo giardino all’italiana, con siepi e labirinti a formare disegni orientali, fontane ed alberi secolari in cui nel 1800 si sistemò il “tempietto cinese” curato da Giuseppe Patricolo. G. Durante eseguì la “flora all’italiana”, vasche di marmo bianco con grotte naturali alla cinese.
Nel locale attiguo alla “Real Casina Cinese”, anch’esso di stile orientale, Ferdinando I trasferì l’amministrazione, la cucina che era collegata con la palazzina cinese grazie ad un corridoio sotterraneo per raggiungere l’ambiente dove la “Tavola Matematica” veniva apparecchiata per poi salire meccanicamente al piano superiore, e altri locali come la scuderia, la stalla, i quartini dove alloggiava la servitù, qualche bottega artigiana. C’è poi il cortile detto della “strigliata” ed infine la Cappella in stile neoclassico, costruita tra il 1803 ed il 1804, che presenta all’esterno una pianta quadra mentre all’interno è a pianta circolare con una fascia anulare e con otto colonne poste lungo la circonferenza che delimitano delle nicchie.
Attraverso dei cunicoli la famiglia reale dalla palazzina cinese giungeva nella cappella privata per assistere alle funzione dalla galleria superiore.
Nello stesso periodo e fino 1806 vennero realizzati i due padiglioni dei cacciatori reali.
Con l’Unità d’Italia (1861–1946) la Palazzina e il Parco passarono alla Corona Sabauda e poi allo Stato. Divenuti proprietà del Comune, il parco e la palazzina furono destinati alle visite dei turisti mentre nelle dipendenze ha trovato posto il Museo Pitré.
Più tardi le scuderie alloggiarono il Museo Agricolo.
Le foto sono state realizzate dai soci intervenuti
L’articolo é di Diana Oretano