LE GEÔLIER di SANDRA VITA GUDDO – Edizioni Vertigo
Iniziando a leggere Le geôlier, Edizioni Vertigo, ci si rende subito conto che si sta leggendo qualcosa che piacerà, una storia che mescola avventura, amore, con un protagonista carcerato di sé stesso, nella sfera delle proprie ossessioni, che ci incatena alle pagine del libro con i suoi sentimenti, valori, stati d’animo espressi mirabilmente in un avvicendarsi di efficaci immagini, ben rappresentati, come un odierno personaggio principale.
Sandra Guddo, come avviene con i suoi scritti e con la precedente pubblicazione Tacco 12. Storie di ragazze di periferia, Hombre Edizioni, che ha riscosso un pregevole gradimento dal pubblico, soprattutto quello giovanile, riesce a generare coinvolgimento e conquista, attraverso l’osservazione anche di piccole cose che considerate con riflessione, svelano caratteristiche inedite e sorprendenti, tramite un’esegesi sia poetico-psicologica che esistenziale, che non tralascia una profonda attenzione per la spiritualità. Con un linguaggio agile, incalzante, che appassiona, con la capacità di far parlare i protagonisti delle congetture della società di oggi, con un’attenzione rivolta ai paesaggi ed ai tipi umani dei fragili personaggi.
Intensi protagonisti apparentemente secondari, come la signora Loredana Molinari, che rivive nella memoria fatti sconosciuti all’io narrante a cui rendono il passato più doloroso dei propri ricordi. Infatti, il passato e il presente, in un gioco continuo di rimandi, sono i fili conduttori del thriller, passato che s’intreccia e si alterna di continuo col presente, a cui il protagonista vorrebbe sfuggire per vivere un appassionato futuro, pur nella consapevolezza delle asperità dell’esistenza, fra umane comprensioni e naturali smarrimenti, fra altruismo e riflessioni esistenziali e quanto sia difficile cogliere la bellezza della vita in un mondo cosi, rumoroso e luccicante, mentre spesso le cose più belle sono anche le più nascoste. Tutti questi fili insieme intrecciano un arazzo che vale la pena di scoprire rigo dopo rigo.
L’autrice nell’avvincente romanzo non fa mancare la descrizione d’invitanti ricette, la rappresentazione intensa e multiforme di un’isola, molto probabilmente un omaggio alla sua Sicilia, completato da tratti poetici, non solo per il riferimento alla poesia di Prevert che dà nome al titolo, ma anche con schizzi di passione che scuotono la vita, attimi, lampi, che danno senso a tutto quanto, che diventano specchio dell’animo umano.
Il protagonista, ossessionato dal sesso, travolto da un mondo diviso da soldi e potere, conduce un’esistenza agiata in una cittadina dell’Italia settentrionale, alla ricerca del valore della vita, nel fare i conti con sé stesso con il suo passato prova una sofferenza che procura il rimorso (gli) morde l’anima, si può cancellare il ricordo, ma non si può cancellare una colpa. Infatti, dal dolore scaturirà il coraggio di denunciare un fantomatico gruppo indipendentista che si fa chiamare “Dama Blu” con trame insurrezionali. A conclusione si vedrà la vittoria del coraggio contro l’omertà, prevalendo la giustizia e la verità, senza scivolare nell’ideologia.
Non mi sembra corretto rilevare altro, è una storia, una narrazione che va letta non raccontata.
L’amore di Sandra Guddo per la parola impregna questo romanzo, da una scrittura molto curata e attenta, nasce una narrazione scorrevole che avvince sin dall’inizio e che mantiene la tensione fino alla fine, grazie alla descrizione di diverse vicende personali dei personaggi, contestualizzati in modo autentico in un ritratto di una “provincia italiana”, con vizi e virtù che ben rappresentano il Bel Paese.
VITO MAURO